L'arte in rosso di Lorenzo Basile
“Il Palazzo Formosa di San Valentino Torio (SA), a partire dal 10 febbraio, ha aperto le sue antiche porte all’arte di Lorenzo Basile. La sua personale di pittura e poesia, che si concluderà il giorno 14 febbraio, si inserisce nell’evento “Red Art”, con cui ha in comune due elementi fondamentali. Innanzitutto, il fine ultimo, quello dell’esaltazione dell’amore, che, nelle opere di Basile, diventa forza ancestrale che muove e sospinge ogni cosa. Esso, però, non deve essere inteso soltanto in senso romantico, ma anche come amore per la vita, per la terra natale, per il colore, per l’essenza stessa delle cose, che non vengono riprodotte e restituite all’osservatore nella loro concretezza e materialità, ma sbucciate strato dopo strato della loro tangibilità, fino ad essere ridotte ai minimi termini. Fino a quelli che V. Kandinskij, nell’omonimo scritto del 1922, definiva come gli elementi costituenti della forma: punto, linea, superficie, che, in questo caso, potrebbero diventare punto, linea e colore. Ed è proprio quest’ultimo l’altro elemento di congiunzione: un’arte in rosso nella quale il colore, come sapevano bene i maestri del colorfield come Mark Rothko o Yves Klein, diventa elemento identitario e la dimensione in cui l’artista agisce e lavora. Il rosso, dunque, diviene elemento caratterizzante; talvolta si mostra a noi nelle sue tonalità più accese, esplodendo in manifestazioni gioiose, altre, invece, si incupisce e lascia intendere una inquietudine, una sofferenza che, però, non è mai completamente sfiduciata o priva di speranza, ma sempre motivo di introspezione o riflessione. Il rosso, tuttavia, non è l’unico colore della tavolozza dell’artista; infatti, man mano che si procede nel percorso visivo della mostra, esso si ridimensiona sempre di più, pur restando caratterizzante. Allora il nero ed il blu si insinuano e vi si accostano. Nella loro alternanza, a volte geometrica e spigolosa, altre sinuosa e tenace, rimandano a forze contrastanti, primordiali in cui si avverte la rivalità, ma anche la complementarietà degli opposti. Dunque, come avviene nel binomio di tradizione secolare eros e thanatos, che Freud aveva definito rispettivamente pulsione di vita e di morte, così, nella pittura di Basile, queste forze, che potremmo definire alla base del mondo e della vita stessa, si avvicendano, lottano, si accavallano, si seducono, eppure trovano un certo equilibrio in modo che nessuna delle due prevalga effettivamente sull’altra. A prevalere è piuttosto una pittura brillante, che fa dei contrasti la sua forza motrice. Essa parte dal vissuto, dalle emozioni e ne fa ragione ed essenza di ogni cosa, rappresentando perfettamente quel cambiamento nella storia dell’arte che, con l’Espressionismo, ha visto trasformarsi il punto di partenza della pittura dalla natura all’interiorità. È l’uomo, quindi, con gli stati d’animo, le sensazioni, le pulsioni ad essere la base da cui la pittura si sviluppa e si avviluppa. In questo senso, Alberto Moravia aveva parlato di una fine della stagione di artisti che hanno qualcosa da dirci e l’inizio invece di una in cui essi hanno piuttosto qualcosa da darci, non perché non ci sia un messaggio o un significato ma perché cambiano la chiave di lettura e l’approccio all’opera stessa. Ed è proprio tenendo ben presente il ricco bagaglio di implicazioni artistiche, emotive, percettive, psicologiche che le opere sottendono, che bisognerebbe approcciarsi all’arte di Lorenzo Basile, che non soltanto ha molto da dirci, ma anche e soprattutto qualcosa da darci.”
Valentina Basile [critica d'arte]
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