Il ciclo dei vinti di Lorenzo Basile: quando l'arte diventa il volto delle emozioni
Con la personale di pittura “La verità ci attraversa”, inaugurata il 30 marzo presso gli spazi della Pro Loco di Sarno, Lorenzo Basile mostra al pubblico i nuovi mutamenti della sua arte che, come da tempo ormai ci ha abituati, è in continua e perenne ricerca. In questa nuova fase è soprattutto il ritratto a farla da padrone. Occhi indagatori, vacui. Catturano l'attenzione. Si accartocciano su loro stessi e al tempo stesso sembrano scoprirsi l'io. E' un viaggio. Un immaginarsi viandanti della vita e dell'arte, che è vita in viaggio, nell'anima e nell'interiorità. Tutto si gioca sul volto. Le emozioni si diramano in molteplici e variegate manifestazioni del sentimento, in tutte le sue gradazioni. Alcuni occhi sembrano incupirsi, mostrando una vuotezza di pupille che ricorda i ritratti di Modigliani e i discorsi più o meno romanzati sull'anima; altri, si aprono invece alla gioia o, ancora, alcuni sembrano obliarsi nella malinconia, in quella leopardiana o romantica sete di infinito che neppure quei viaggi interiori di cui sopra sembrano riuscire a placare. Anche se si è in fidata compagnia, anche se il fardello che portiamo non grava esclusivamente sulle nostre spalle, ma siamo noi sulle spalle di qualcuno (un animale, per esempio). E' proprio in queste opere che il mito e il romanzo cavalleresco trovano spazio, tra citazioni al ciclo arturiano con Parsifal e cavalieri che montano non soltanto il tradizionale cavallo, ma anche cinghiali, asini e tori (quei tori che, simbolo di una virilità ispanica, Picasso aveva rappresentato e scomposto sia in pittura che in scultura) quasi ancestrali, da primitive pitture rupestri. E c'è sempre la luna a guidarne il viaggio, attraverso paesaggi solo lievemente accennati o completamente trasfigurati. Il ricorso all'animale come compagno di viaggio rimanda alla mente la questione della seconda vista del novecentesco pittore tedesco Franz Marc, tra i maggiori esponenti, insieme a Kandinsky, dell'espressionismo e di quel fantomatico Der Blauer Raiter, anche lui un cavaliere – azzurro -, tra l'altro. Una seconda vista che in Basile diventa un guardare al mondo con limpidezza, un immergervisi in profondità, persino con il rischio di sprofondare. E' proprio la malinconia dei vinti, infatti, dei saltimbanchi del periodo blu di Picasso, che emerge dalle sue opere. Non parlerei in questo caso di un sentimento di religiosità, quanto piuttosto di una contemporanea spiritualità, una spasmodica ricerca di valori. C'è una forza splendidamente triste in quei disperati, che rifulgono di quella bellezza fiammeggiante che una volta il romanziere russo Tolstoj aveva usato per descrivere il fulgore tenebroso di una eroina tragica come Anna Karenina. Tuttavia, i disperati di Basile non si arrendono. In loro si avverte anche una certa fiamma di positività, una speranza, una volontà di sopravvivere, nonostante tutto. Si tratta di personaggi romantici, espressione fatta carne dell'emozione che ogni volta ci presentano, che siano esse rabbia, rassegnazione, tristezza, malinconia o stanchezza. Di fronte a queste opere, infatti, non si può che essere vittime di bovarismo: l'empatia è l'unica scelta possibile per goderle appieno.
La pittura di Basile, in questo ciclo, è allo stesso tempo materia e astrazione, perché non vuole comunque ed in ogni caso essere rappresentazione, ma essenza, una forza che a tratti prende forma più concreta e riemerge dalle stratificazioni materiche, continue sovrapposizioni di colori spesso graffiati o ricchi e corposi. Ma sempre squisitamente astratta, se si tiene fede della definizione che Franz Marc ne dava: “L'arte astratta....è il tentativo di far parlare, invece della nostra anima eccitata dall'immagine del mondo, il mondo stesso”. Ed è proprio il mondo qui a parlare, a scalpitare per avere voce, ma non con la forza bruta, quasi mai con una violenza feroce che a volte esplode in rabbia. Piuttosto, nel semplice mostrarsi nudi e deboli di fronte agli altri. Jeanette Winterson aveva detto che scrivere è mettersi a nudo. Così è la pittura di Basile. E nuda è la realtà che ci pone davanti agli occhi. Nuda, tanto che è impossibile distogliere lo sguardo, guardare dall'altra parte, come si fa quando si vede distrattamente il telegiornale e le storie degli altri appaiono fredde e distanti dalla nostra quotidianità.
Le storie che l'artista ci racconta, infatti, acquisiscono subito carattere di universalità e si depositano in fretta nell'anima. Diventano storia degli altri e di noi stessi, che in loro spesso ci riconosciamo. Storia di tutti e di nessuno. Storia di un artista che ancora una volta si racconta, mostrando un'altra faccia della sua pittura, che, a distanza di anni dall'inizio della sua carriera, resta ancora tutta da scoprire.
Valentina Basile [Critico d'arte]
Hai bisogno di informazioni?
Vuoi chiedere maggiori informazioni? Lasciami un messaggio, risponderò al più presto