Ferragosto a colori
Il giardino di via Lanzara che dopo tanto tempo viene riaperto al pubblico ospiterà fino al 18 agosto la mostra collettiva intitolata Ferragosto a colori. Cito questo spazio non soltanto perché l'apertura di un nuovo angolo di verde è sempre un bene all'interno di città e paesi, ma anche perché per chi si occupa di musei, ma anche per chi ha a che fare con l'organizzazione di mostre ed eventi, le location nelle quali vengono inserite, disposte e offerte al pubblico le opere d'arte non sono mai frutto di una scelta casuale. In effetti si crea sempre un rapporto molto forte tra “contenitore” e “contenuto”, cioè tra gli spazi espositivi e le opere esposte. Dunque, questo caso non fa eccezione. Gli spazi verdi che ci circondano una volta facevano parte del complesso di Villa De Balzo, ma ora,separati dal giardino originario, assumono l'aspetto di un piccolo giardino privato e il verde rigoglioso che li caratterizza non può non far pensare ad un topos letterario caro a tanti poeti e autori a partire da Omero: quello dello locus amoenus, un luogo ideale, fatto di alberi, di natura incontaminata, un luogo deputato alla riflessione, ma anche al piacere e alla bellezza, elemento indispensabile della creazione artistica. Ed è proprio in tale contesto suggestivo che trova dimora questa mostra collettiva, che si caratterizza per l'incontro tra linguaggi e provenienze diverse. Ad essa infatti partecipano sia artisti nati e cresciuti a Sarno, non soltanto da un punto di vista umano ma anche artistico, sia artisti che invece provengono da zone limitrofe e questo non può non influenzarne l'opera artistica. Inoltre anche il modo in cui essi si esprimono è vario, in linea con il panorama artistico contemporaneo che è attraversato da una moltitudine di linguaggi creativi. Ci sono espressioni pittoriche che rivelano una volontà di mimesi della realtà, dunque attraverso l'utilizzo di figure e di determinati elementi iconografici l'artista cerca di inviare il proprio messaggio all'osservatore; ci sono opere nelle quali si parte dalla realtà visiva, quella che viene catturata dall'occhio esterno dell'artista, cioè dall'occhio fisico, che viene poi trasfigurata sulla tela da quello che potremmo definire un occhio interiore; ancora ci troviamo di fronte ad opere che si rifanno in vario modo alle correnti delle avanguardie artistiche del Novecento, che hanno annullato o sintetizzato la forma e utilizzano quindi un linguaggio che fa leva soprattutto sul colore o sulla materia. Infine vi sono opere che utilizzano pochi segni iconici, ma icastici,ossia in grado di inviare un messaggio molto forte all'osservatore, anche da un punto di vista sociale. Attraverso la visione delle opere, quindi, è possibile vivere l'esperienza di un vero e proprio viaggio nel tempo, ma la convivenza di generi e stili così diversi tra loro non è disarmonica, non è distruttiva,anzi, essa ci dimostra, che, appunto, al di là del tipo di linguaggio utilizzato, l'arte si configura come un bisogno universale. Innanzitutto perché gli artisti sono spinti da quella che Kandinskij definiva “necessità interiore”: una necessità ancestrale che da sempre ha spinto l'uomo ad esprimersi e ad esprimersi attraverso le immagini, cioè attraverso un dato visivo, sia che esso miri ad una riproduzione della realtà, sia che sia frutto di una sintesi della realtà intrinseca o estrinseca. Non bisogna dimenticare poi che al giorno d'oggi l'immagine ha assunto un ruolo preponderante nella nostra società. Viene infatti utilizzata continuamente e per scopi diversissimi tra loro, dalle pubblicità, all'informazione, all'intrattenimento e così via. E anche l'arte oggi assume un ruolo di primo piano, non soltanto da un punto divista estetico, cioè come qualcosa di piacevole, come “godimento”, ma anche da un punto di vista educativo, sociale, culturale. La creazione artistica,quindi, si configura non soltanto come un momento di espressione libera e di libera espressività, ma può diventare anche, insieme al momento della fruizione dell'opera da parte del pubblico, un momento di aggregazione, di riflessione,di condivisione, in cui si crea una relazione molto forte tra l'artista ed il suo pubblico: una relazione fatta di uno scambio continuo di saperi,esperienze, vissuto, ma anche e soprattutto di emozioni. Inoltre, poiché ci troviamo ormai in un mondo globalizzato l'artista si trova sempre più spesso a confrontarsi con un pubblico internazionale, ma ancora una volta l'arte ha dentro di sé un vantaggio, in quanto si può dire che essa sia universalmente fruibile perché, come sottolinea Antonio Marazzi, antropologo che si è occupato di antropologia dell'arte, a differenza del linguaggio scritto o parlato, essa può essere compresa da chiunque. Non è necessario, infatti, che chi realizza un'opera d'arte e chi la fruisce parlino la medesima lingua, né che, perché il pubblico la comprenda, ci sia bisogno un'opera di traduzione. L'arte, in effetti, è polisemica, cioè rimanda ad una gamma infinita di significati, che variano in base alle esperienze, agli stati d'animo, al bagaglio culturale,alla provenienza di chi si trova di fronte ad un'opera e la osserva. Dunque,anche chi proviene da contesti culturali altri, sebbene possa interpretare ciò che vede con sguardo diverso rispetto a quello dell'artista, riuscirà comunque a “leggerci qualcosa”, ad esserne affascinato, ad ammirarne la bellezza, ad esserne suggestionato e quindi a provare delle emozioni. Il titolo della mostra, Ferragosto a colori, ci fa capire che l'elemento d'unione tra questi artisti che utilizzano linguaggi diversi, ciò che amalgama e armonizza una così grande varietà di generi e stili, è, appunto, il colore, elemento indispensabile non soltanto per l'artista, visto che da sempre esso si configura come un elemento cardine della creazione artistica, ma anche il pubblico, perché è in grado di influenzarlo da un punto di vista percettivo,psicologico, emotivo. In particolar modo Paul Klee diceva che il colore lo aveva conquistato. Di certo si può dire che esso abbia conquistato anche gli artisti presenti in questa mostra collettiva. Che attraverso la visione delle loro opere e le emozioni scaturite da esse, il colore possa conquistare non solo gli artisti, ma anche chi ha l'occasione di parteciparvi come pubblico.
dott. ssa Valentina Basile
critico d'arte
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